DORA GARCÍA | CONOSCO UN LABIRINTO CHE È UNA LINEA RETTA

7 ottobre 2021 - 9 gennaio 2022

Dispositivi Sensibili
Padiglione 9a, Padiglione 9b
Dispositivi Sensibili
Padiglione 9a, Padiglione 9b
a cura di Angel Moya Garcia

Lo sdoppiamento, il riflesso, la differenza tra certezza e illusione insieme all’incursione del fantastico nel reale evidenziano quanto sia labile la distinzione fra i tre regni della soggettività (i registri dello psichico lacaniano: simbolico, immaginario e reale) per ricostruire un mondo oggettivo. Il racconto Tlön, Uqbar, Orbis Tertius di J. L. Borges, da cui proviene il titolo del progetto, ne è un esempio folgorante, in quanto è la storia di un’apocalisse concettuale. La trama segue le ricerche di un anonimo autore attorno al mistero che circonda la regione di Uqbar la cui letteratura possiede un registro prettamente fantastico con alcune storie ambientate in una terra immaginaria denominata Tlön. Tlön è una finzione nella finzione, l’idea vagheggiata da una mente lontana che abita un regno indefinito, eppure alla fine compare nel mondo reale e lo sovverte. Un ordito che, sebbene labirintico, è fatto da uomini e “destinato ad essere decifrato da uomini”. La verità sull’immaginazione è svelata: noi viviamo di essa. Le convenzioni sociali, le identità, la storia, qualsiasi fatto noi riteniamo oggettivo, è in realtà arrangiato dalla tessitura dell’immaginazione.
 

Le storie di Dora García (Valladolid, Spagna, 1965. Vive e lavora a Oslo), contrassegnate da un copione sommario e da un finale aperto, indagano quale impatto abbiano la lingua, la letteratura, la traduzione e l’inconscio nelle costruzioni sociali e nelle identità. Le sue opere ruotano attorno a un’incessante negoziazione tra colui che parla e colui che ascolta, tra autore e lettore, tra attore e pubblico e, allo stesso tempo, creano un’ambivalenza tra finzione e accadimento spontaneo, analizzando il senso del limite tra realtà e rappresentazione.

 

Il progetto Conosco un labirinto che è una linea retta, sviluppato dall’artista per i Padiglioni 9A e 9B del Mattatoio di Roma, si concentra sull’idea di evento, durata e ripetizione. I due padiglioni si specchiano, sdoppiandosi attraverso la psicoanalisi e la narrativa labirintica, e si articolano in un allestimento binario, come due sentieri che si biforcano e che si congiungono solo attraverso un’osservazione attiva che invita il visitatore a non considerare l’indifferenza come un’opzione praticabile e a decidere coscientemente se entrare in una situazione o sottrarsi ad essa.

 

Un progetto in cui invano si dovrebbe cercare una trama univoca o uniforme e che ci trasporta in una dimensione misteriosa e affascinante. Un labirinto che è una linea retta di apparenti divagazioni e allusioni, dove simmetria e disordine compongono un disegno i cui contorni si scoprono nel tempo, nella durata e nella ripetizione. Un tentativo di sostituire la memoria in quanto ripetiamo quello che rifiutiamo di ricordare, un accenno alla fragilità dell’esistenza e un richiamo ai costanti segni che rinunciamo a vedere o interpretare e che ci portano a un’eterna ripetizione della storia.

Collaborazioni

In collaborazione con la Reale Accademia di Spagna a Roma

 

Ringraziamenti

Si ringraziano in particolar modo Ángeles Albert, Direttrice della Reale Accademia di Spagna a Roma, Accademia di Belle Arti di Roma e, per l’opera The Sinthome Score, il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino, in comodato da Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT.

 

Si ringrazia inoltre Pavimenti RCM per il supporto tecnico

 


 

Il progetto Conosco un labirinto che è una linea retta di Dora García è il quarto capitolo del programma triennale Dispositivi sensibili, ideato da Angel Moya Garcia per il Mattatoio di Roma e incentrato sulla convergenza fra metodi, estetiche e pratiche delle arti visive e delle arti performative, attraverso un modello di presentazione che si evolve costantemente.

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