BRUTAL CASUAL MAGAZINE | RIVENDICARE L’UNDERGROUND

23 - 28 febbraio 2021

Diario 2021 - 2022
Diario 2021 - 2022

Brutal Casual Magazine è il progetto del duo formato da Lady Maru e Jacopo Benassi. Per la prima volta al lavoro insieme si sono confrontati con il suono, la fotografia e l’immagine e sulla performatività di questi elementi che, inevitabilmente, ha avuto un riverbero sul corpo, elemento centrale della performance che ne è scaturita. Brutal Casual Magazine è una performance, un concerto, ma anche una fanzine che raccoglie contenuti attorno al concetto di brutal casual e un album registrato su musicassetta.

Quando Lady Maru e Jacopo Benassi sono entrati in residenza a La Pelanda, a febbraio, ci siamo trovate di fronte a un formato performativo che non avevamo incontrato finora. Insieme all’apparato visivo, è la musica la protagonista di questa ricerca che porta sul palco la complessità di una scena, quella largamente definita underground, in parte storicizzata e decisamente incarnata dai performer in scena che l’hanno attraversata con le loro diverse pratiche artistiche.

Abbiamo fatto questa conversazione sul finire della loro residenza, i giorni trascorsi nelle sale de La Pelanda ci hanno coinvolte in prove di un lavoro che è ogni volta diverso.
 

 
 

26.2.2021

 

Paola Granato: Brutal Casual Magazine è una performance che racchiude anche il vostro incontro, vorrei che mi raccontaste come vi siete conosciuti.

 

Jacopo Benassi: Ci siamo conosciuti anni fa tramite un amico comune che si chiama Francesco Palmieri che organizzava eventi a Roma. Nel 2010/2011 ho aperto un locale che si chiamava Btomic a La Spezia, dove ho invitato più di una volta a suonare Lady Maru con Cascao, ci siamo conosciuti bene lì e poi ci siamo sempre visti a Roma. È una persona con cui si lavora benissimo, abbiamo sempre provato a fare delle cose insieme, ma con la distanza non è sempre facile. Amiamo lo stesso tipo di cultura, l’underground, perciò, visto che sta sparendo, noi siamo qua per rivendicarlo.

 

Lady Maru: In realtà io la definirei di più come una sottocultura della cultura underground. Se diciamo underground e basta si include tutto ciò che non è mainstream. Questo è un ramo ancora più occulto, viene dal post punk, diciamo gli anni dal ‘78 all’82. Ci piace a tutti e due. Poi ci sono delle incursioni anni ‘90 più sgongate, più matte, e anche contemporanee.

 

Jacopo Benassi: è una cultura che sta sparendo, non la vedo più in giro. A Roma la vedo, ma al nord non esiste quasi più. Forse a Torino. Noi, infatti, organizzavamo i concerti a Torino e a Roma, invece a Milano mai. 

Con Lady Maru abbiamo fatto un live a La Spezia con una musicista di Prato, tutto improvvisato, abbiamo provato molto poco. Abbiamo fatto la performance in un capannone e già da lì abbiamo capito che c’era una buona intesa sul lavoro. Poi ci siamo rivisti a lavorare con un altro musicista di La Spezia, ma la distanza ci ha impedito di portare avanti il progetto. Durante la pandemia abbiamo fatto delle dirette insieme, mettendo della musica su Instagram. Nel frattempo, io ho fatto anche un lavoro con Kinkaleri. Poi mi è venuta voglia di questo Brutal Casual, spinto forse anche dallo stare in casa, ed è venuto fuori questo concept album. Durante la seconda ondata della pandemia stavo montando la mia mostra a Milano e nel frattempo Lady Maru mi mandava le basi per il disco e io le inviavo dei suoni di chitarra. I pezzi nel disco sono molto più lunghi di quanto suoniamo nella performance live e ha avuto subito buoni riscontri quando lo abbiamo fatto sentire ad amici che si occupano di musica. 

 

Lady Maru: Uscirà anche il disco per un’etichetta spagnola che si chiama Industrial Complexx e sarà un tape. Ci sono degli amici che hanno fatto dei remix che sono inseriti nell’album.

 

Paola Granato: E questo magazine che è anche parte del titolo, che cosa sarà?

 

Jacopo Benassi: Quando faccio dei progetti li collego sempre a un libro o a qualcosa di editoriale. Non riesco a fare qualcosa che non si autodocumenti, nel mio locale ho documentato e registrato tutto e così, anche in questo caso, nella performance documentiamo tutto. Anche perché la macchina fotografica mi serve per stare sul palco, altrimenti non so se riuscirei a starci.

È un magazine che raccoglie delle immagini del live, ma anche degli slogan, sarà composto da pochi testi e avrà alcune collaborazioni. Il primo numero, quello zero, sarà come una fanzine. Vorremmo registrare il concerto - non so se ce la faremo - per mettere il cd del live dentro al magazine. Ci piacerebbe realizzare anche dei contenuti sulla città che di volta in volta ospita il live. Vorremmo metterci anche le collaborazioni che appaiono in scena, come le maschere di Lorenzo. C’è una grande collaborazione anche con altri artisti con cui vogliamo condividere il lavoro fatto fino ad ora, è importantissimo avere la loro opinione. 

Questo spettacolo lo vedo come una sfilata. Concepisce un finale che coinvolge anche il pubblico, persone che ballano, saltano e fanno dei video con il telefono. Io con la macchina fotografica vado verso il pubblico che balla e che magari indossa delle maschere. Ci piacerebbe, quindi, avere un finale un po’ più lungo che ogni volta cambia perché il pubblico è diverso. E anche questo finirebbe nel magazine. Sarebbe bello chiedere alle persone che cos’è il brutal casual per loro e poi queste frasi si potrebbero inserire nella pubblicazione.

Questa cosa qui mi è venuta in mente quando Lady Maru ha postato la foto di un poster in cui c’era scritto Reclaim your Future, della campagna di CHEAP a Bologna. Mi è venuto in mente di inserire in questo progetto degli slogan che le persone ti donano come fossero dei testi.

 

Lady Maru: L’intenzione è quella di dare l’impronta di una politica un po’ surreale che un po’ prende in giro e un po’ fa sul serio. Anche sui testi c’è un gioco un po’ Dada su cui abbiamo riflettuto. Vediamo se arriva al pubblico e se la gente li ascolterà. Mi ha colpito un giornalista di origini italo-americane, che scrive di musica EBM e altre cose particolari. Lui ha ascoltato tutti i testi, quando mi ha scritto la recensione c’era un’analisi attenta anche di quell’aspetto lì. 

 

Paola Granato: È un lavoro che solo due persone come voi potevano portare sulla scena, con le vostre pratiche artistiche, la musica e la fotografia, l’underground che rivendicate lo avete attraversato e lo portate inscritto dentro di voi.

 

Lady Maru: Una delle cose che ci accomuna è quello di fare più che fingere, di fare anche negli errori e nel fatto male, io è così che ho cominciato a suonare.

 

Jacopo Benassi: Solo oggi sto capendo delle cose che Lady Maru mi ha detto precedentemente. In queste ultime prove ho tolto invece di mettere, ho capito che stavo facendo un lavoro basato sulla rinuncia, ho rinunciato anche a delle cose potenzialmente belle e ho trovato un risultato potentissimo. Anche gli strumenti li suono ma cercando di non fissarmi, mentre prima cercavo sempre un suono che potesse farmi sentire musicista. Allora ho deciso di lavorare come faccio con la fotografia, in sottrazione. È una cosa che dico sempre anche quando faccio i workshop, di togliere, di sacrificare delle cose. A volte mi capita di pensare che se avessi tolto una cosa, anche bella, sarebbe stato un lavoro perfetto, ma a quel punto non si può più tornare indietro. 

 

Paola Granato: Il lavoro che fate in scena passa molto dal corpo e, come dicevo prima, dai segni che in esso sono iscritti, come vi rapportate con la dimensione del corpo sul palco?

 

Jacopo Benassi: Il corpo è fondamentale per me e per lei. Brutal Casual è uscire in pigiama, ti becca la vicina e ti vergogni. Noi invece non ci vergogniamo. Il corpo è grosso e lo mostro. Brutal casual è quello che ho preso da una frase di Massimo Minini, grande gallerista italiano. È una cosa che mi rappresenta e ho pensato che dovevo farci qualcosa, ho iniziato a fare delle foto in casa con dei vestiti e pigiami addosso. Io sono sempre stato così e penso anche Maru.

 

Lady Maru: Io ho sempre avuto un problema, anche a scuola, con la rappresentazione teatrale. Suonando poi ti muovi, ho sempre lavorato con delle band che facevano cose fuori dai canoni, la chitarra non era mai assolo ma sempre percussiva e noise, si suonano vari strumenti.

Questo è pensato come una performance e visto che c’è la base che va, ti puoi focalizzare sulla voce e su quello che ti va di fare senza grosse premeditazioni.

 

Jacopo Benassi: È tutta improvvisazione. Io odio avere delle idee anche se amo le idee degli altri. Mi piace che venga fuori dal niente. Se questo spettacolo fosse montato a tavolino non sarebbe la stessa cosa. Anche i miei libri non partono da idee, faccio le cose e poi diventano, prendono forma. Non sono uno che pianifica, quindi questo spettacolo è l’essenza di quello che sono. 



Il primo numero della fanzine è stato presentato, insieme alla performance, all’interno di re-creatures, la programmazione estiva del Mattatoio.
 

 

 

parte di

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Gli appunti in forma di diario raccolti qui raccontano il percorso fatto con le artiste e gli artisti del progetto Prender-si cura, un ciclo di residenze artistiche e produttive realizzate a La Pelanda, nel Mattatoio di Roma.
Padiglione 9B, Performer: Prinz Gholam
13 luglio, ore 12-13
SOLO SU INVITO
13 luglio, ore 12-13
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