ANNAMARIA AJMONE

4 - 13 agosto 2021

Prender-si cura | 2021
La Pelanda
Prender-si cura | 2021
La Pelanda

 
Cosa vuol dire per te abitare uno spazio in un periodo di residenza?

 

Il periodo di residenza è un periodo di ricerca e condivisione. Ha a che fare con il tempo, con la qualità del tempo in relazione allo spazio, e a quello che portiamo noi.  In maniera strampalata mi viene in mente la villeggiatura, arrivi con il tuo bagaglio di aspettative e abitudini e incontri altre aspettative e abitudini, e piano piano inizi ad acclimatarti, in un percorso fatto di variazioni e riposizionamenti. Non ho una risposta univoca, perché questa abitazione cambia a seconda dei processi, a seconda del momento specifico in cui si è della ricerca. L'adattabilità è un aspetto importante, e questo è un atteggiamento che a mio avviso deve avere sia chi ospita che chi viene ospitato. Forse più semplicemente potrei dire che abitare uno spazio durante un periodo di residenza è mettersi nell'ottica di fare un incontro, e che la preparazione a questo incontro è un elemento fondamentale.

 

Come definite lo spazio del tuo lavoro e della tua ricerca? Cosa indagherai in questa occasione?

 

È uno spazio condiviso e schizofrenico dove coabitano una natura selvatica, un desiderio di ordine e formalizzazione, una continua destabilizzazione data dal dialogo e che instauro con i miei collaboratori.

 

Da molto tempo la mia ricerca si concentra su questioni legate alle relazione tra le interspecie. Il nuovo lavoro che si intitola La notte è il mio giorno preferito, è un tentativo di incarnazione dell’Altro attraverso una meditazione sugli animali, gli ecosistemi e più in generale sulla natura. Questo tentativo, però, è destinato al fallimento: non esiste possibilità di incarnare niente se non il proprio corpo, né di una comunicazione o comprensione interspecifica. In La notte è il mio giorno preferito, quindi, la danza è un atto di contemplazione performativa dell’Altro e del concetto stesso di Alterità.

 

Tre parole per definire cura

 

guardare l'altr* 

 
 

 


 

Annamaria Ajmone è danzatrice e coreografa. Al centro della sua ricerca c’è il corpo inteso come materia plasmabile e mutevole capace di trasformare spazi in luoghi creando parallelismi e sovrapposizioni temporali. Si avvale per le proprie produzioni di collaboratori con cui condivide il processo creativo, coinvolgendo così diversi immagini e visioni.
Come coreografa, ha presentato i propri lavori in numerosi festival di danza, teatro e performing art, musei, gallerie d’arte e spazi atipici. Come danzatrice, ha lavorato con Alias Compagnie, Ariella Vidach, Daniele Ninarello, Santasangre, Cristina Kristal Rizzo, Mithkal Alzghair, Moritz Ostruschnjak. Collabora con diversi artisti su progetti di varia natura e durata tra cui Caned Icoda, Palm wine, Muta Imago, Strasse, Jacopo Miliani, Francesco Cavaliere, Bienoise, Industria Indipendente. Per Matera capitale della Cultura Europea 2019 cura le coreografie per “Abitare l’Opera, Prologo tra i Sassi / La Cavalleria Rusticana” con la regia di Giorgio Barberio Corsetti. Per Magliano menswear Fall winter 2020 e per Marni womanswear Fall Winter 2020/21 è consulente alla coreografica e alla dinamizzazione dello spazio. Nel 2015 vince il premio Danza&Danza 2015 come “miglior interprete emergente-contemporaneo”. È tra gli organizzatori di Nobody's Business in Italia, piattaforma di scambio di pratiche tra artisti. È attualmente artista associata a Triennale Milano Teatro.


  

parte di

27 dicembre 2020 - 13 agosto 2021
Padiglione 9B, Performer: Prinz Gholam
13 luglio, ore 12-13
SOLO SU INVITO
13 luglio, ore 12-13
13 luglio, ore 12-13