GABBI CATTANI | MEMORIA E DESIDERIO

19 - 26 aprile 2022

Diario 2021 - 2022
Diario 2021 - 2022

L’arrivo in residenza di Gabbi Cattani, all’interno di Prender-si cura, è stato frutto di una collaborazione con Centrale Fies di Dro. Gabbi ha fatto parte del programma di Liveworks e ha passato alcuni giorni in residenza a La Pelanda prima di tornare a Centrale Fies.

Per questa conversazione lo abbiamo raggiunto nel Teatro 1 de La Pelanda e come prima cosa ci mostra e ci parla di Ersatz, suo ultimo lavoro.

 

Ersatz, il cui significato è “sostituzione” o “imitazione”, è un lavoro di quindici ore che ho realizzato a Francoforte in collaborazione con la drammaturga Lena Appel. È tratto dal libro Impressioni d’Africa di Raymond Roussel. Abbiamo creato 19 tableaux vivants partendo dalle immagini suggerite dal libro adattandole alla mia storia personale e familiare e a cui abbiamo affiancato la lettura integrale del testo. È un progetto su cui abbiamo lavorato per due anni. La versione video che possiamo vedere oggi non è ancora quella definitiva. La performance, che abbiamo scelto di non aprire al pubblico, è durata tutta la notte coincidendo esattamente con il tempo descritto dal libro. In Impressioni d’Africa, Roussel racconta la storia dell’incoronazione di un immaginario re africano durante la quale si susseguono vari spettacoli, prodezze scientifiche e concerti eseguiti da schiavi bianchi e culmina nella realizzazione di un grande show cinematografico. Il libro critica la società del suo tempo, l’alta borghesia, classe sociale della quale faceva parte Roussel, e soprattutto il linguaggio stesso, la lingua francese, che è anche la mia lingua madre assieme all’italiano. Durante la performance veniva letto ad alta voce il testo e avevamo mezz’ora per costruire ciascuno dei 19 tableaux. Ogni tableaux è stato filmato. Coloro che hanno partecipato sono persone a me molto vicine: amici di infanzia o amicizie recenti profonde. Lavoro sempre con persone che conosco, devo avere sempre un legame con chi fa parte dei miei lavori.

In Ersatz ho ripreso un tema per me antico ovvero quello dei tableaux vivant. Nella costruzione dei tableaux ho usato oggetti e vestiti della mia famiglia, ho messo in scena una versione gay del matrimonio dei miei genitori e ricostruito scene della vita dei miei nonni e bisnonni. Lo spettatore è chiamato, in qualche modo, a decifrarli. All'interno del lavoro ci sono inoltre dei re-enactments di opere d’arte per me importanti come quelle di Paul Thek, Reza Abdoh o James Coleman e ricostruzioni tratte dalla storia della documentazione teatrale. L’uso degli archivi di performance e concerti è per me fondamentale: la fissità della telecamera, le riprese e registrazioni a volte di pessima qualità, hanno avuto un'influenza enorme. Mi affascina l’intreccio tra la storia della performance e la sua documentazione: filmare qualcosa che non è fatto per essere ripreso. Filmare qualcosa che è fatto per gli occhi e non per l’obiettivo. Nulla di ciò che abbiamo realizzato in Ersatz era pensato per la telecamera.

La nozione di archivio riguarda anche molto la storia intricata della mia famiglia, il suo bagaglio mitologico, il forte legame che avuto con il fascismo, l’anti-fascismo e il regime coloniale italiano. A casa abbiamo bauli pieni di fotografie e documenti che hanno contribuito ad alimentare la narrazione visiva della mia famiglia e che ho sempre consultato anche da bambino.

A questo proposito, un altro tema ricorrente di Ersatz è il “mantenere una posizione” e il “sollevare”: tutti gli oggetti e le persone che hanno preso parte ai tableaux dovevano essere in qualche modo sollevati, staccati da terra, portati dagli altri. “Assumere” un’immagine e mantenerla.

Ersatz è stata prodotta dalla Fondazione Friederichs di Francoforte e dal comune di Francoforte. Centrale Fies ha partecipato alla produzione della post-produzione.

 

Sulla scia di questo precedente lavoro Gabbi Cattani a La Pelanda ha iniziato un nuovo percorso di ricerca che si sviluppa a partire dal testo di Pierre Klossowski dal titolo La moneta vivente.

 

Mentre sviluppavo Ersatz, in particolare l’ultimo tableaux, ho capito che volevo tornare a lavorare sull’erotismo. Il punto di partenza è sempre l’imitazione delle immagini, in questo caso per assumere un’identità erotica sul proprio corpo. Voglio indagare come il desiderio si alimenta attraverso un’iconografia di riferimento. Questo accade nel testo di Roussell ma, in particolare, in Klossowski. Klossowski parla del desiderio di raggiungere uno stereotipo erotico: la soddisfazione delle proprie fantasie mira sempre alla costruzione di uno stereotipo. Per generare uno stereotipo c’è, però, bisogno di produrre infiniti prototipi che non arriveranno mai allo stereotipo.

In un certo senso è la messa in scena del proprio desiderio attraverso la costruzione della propria libido, lo svelamento delle fantasie erotiche – che i francesi chiamano “fantasmes”. Per Klossowski tutto questo ha un forte nesso con l’economia. Già nel testo di Roussell – il cui titolo originale Impressions d’Afrique crea un’assonanza con la frase “impression à fric”(stampare banconote)  –  avevo trovato riferimenti a un’economia fondata sulla seduzione e sull’esibizione del sé.

In questi giorni di residenza ho ripreso le immagini proposte da Klossowski e le ho mescolate con una mia personale archeologia di immagini erotiche. Ho fatto un lavoro di scavo per tornare a quelle immagini che hanno stimolato il mio desiderio sessuale nell’adolescenza con l’idea di rimetterle in scena. Ho scavato nelle mie memorie mediatiche degli anni in cui il mio corpo era in formazione: programmi tv, immagini pornografiche, immagini di miei amici. Vorrei fissare questo materiale  ri-proiettandolo e ri-filmandolo, oppure assumendolo sul mio corpo riprendendo me stesso mentre adotto alcune di quelle posizioni. In particolare, sto lavorando ora sul film My own private Idaho di Gus Van Sant, dove le scene di sesso sono appunto dei tableaux vivants. Ho lavorato, inoltre, su un’immagine pubblicitaria di Calvin Klein del 1998 che ricordavo molto bene, l’ho ritrovata e ho deciso di rimetterla in scena. Ho collezionato materiali, ho scritto molto – sia testi che poesie. Una pratica che utilizzo è quella di filmare dei film e ri-filmare i miei testi. È un lavoro di mediazione, uso una vecchia macchina digitale che restituisce, però, una qualità analogica. Credo che il fatto che io sia anche un traduttore influenzi molto la mia pratica artistica lasciando delle macchie, stingendo un po’ ovunque, specialmente in questa relazione tra un “originale” ritrovato e la ri-mappatura che ne faccio. È stato importante accumulare più materiale possibile per capire dove mi porterà.

 

Mentre Gabbi Cattani ci mostra delle immagini di Anna Maria Manzolini, la prima anatomista donna, sulla quale ha lavorato durante la residenza, ci racconta come è stato il periodo a La Pelanda e del suo rapporto con Roma.

 

Sono arrivato qui con un’idea completamente diversa. Volevo realizzare un tableau che vede al centro dell’immagine Filippo, un carissimo amico di Roma. Avevamo tutto pronto, ma, alla fine, non è stato possibile realizzarlo a causa di un suo grave incidente. Ho deciso, allora, di prendermi un tempo personale di ricerca. Lavorare a Roma ha, per me, una sfumatura particolare. È la città in cui sono nato e in cui vive la mia famiglia che è uno degli elementi centrali nel mio lavoro. Essere a Roma è sempre ambivalente per me. La Pelanda ha rappresentato un luogo privilegiato, mi ha permesso di esplorare territori antichi e molto recenti. Credo che questo lavoro si chiamerà Genitalia, una parola in cui c’è tutto.

parte di

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Gli appunti in forma di diario raccolti qui raccontano il percorso fatto con le artiste e gli artisti del progetto Prender-si cura, un ciclo di residenze artistiche e produttive realizzate a La Pelanda, nel Mattatoio di Roma.
Padiglione 9B, Performer: Prinz Gholam
13 luglio, ore 12-13
SOLO SU INVITO
13 luglio, ore 12-13
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