SPONDA\ | PRIMA E DOPO. SPERIMENTARE INTORNO ALLE RESIDENZE ARTISTICHE

1 dicembre 2021 - 1 luglio 2022

Diario 2021 - 2022
Diario 2021 - 2022

Recentemente, ci è capitato di ripercorrere a voce alta, per altri orecchi e occhi, l’esperienza di questi tre anni di Prender-si cura. È stato interessante mettere in fila le parole e raccontare questo esperimento progettuale a chi non lo conosceva. Si è trattato di riflettere e giocare a smontare il concetto di residenza artistica, in maniera sottile ma costante, provando a essere con le ricerche e i materiali che le artiste, gli artisti e i collettivi invitati portavano. Ci siamo trovate a dialogare con ricerche a uno stadio iniziale, con lavori quasi conclusi, con chi voleva concentrarsi solo su un aspetto e, in alcuni casi, abbiamo assistito a momenti diversi dello sviluppo del progetto, perché alcune produzioni sono tornate in più momenti all’interno di Prender-si cura. Inoltre, i progetti invitati si muovevano tra il performativo, la danza, il teatro e l’arte visiva. Siamo state testimoni di ciò che accadeva e, durante i giorni condivisi negli spazi del Mattatoio, abbiamo accompagnato le ricerche nel loro svolgersi, mettendo in campo occhi, orecchi, letture, connessioni e altre sperimentazioni. Ogni volta è stato diverso, ogni volta abbiamo preso le misure, interrogandoci su quale fosse il momento opportuno per intervenire, aspettando un invito, non necessariamente esplicito, per atterrare e immergerci in una ricerca prendendo parola e accompagnando il processo cercando di aprire prospettive e visioni condivise.  

Come curatrice una e dramaturg in residenza l’altra, non solo ci siamo messe a disposizione ma siamo state accolte nei processi di lavoro, in uno scambio continuo di prospettiva e sovvertimento, a volte, dei ruoli che è diventato poroso di possibilità inaspettate. Di questo siamo molto grate. Non abbiamo mai formalizzato o dichiarato questo nostro esserci, anche se degli attraversamenti, scambi, approfondimenti, il Diario è una traccia fondamentale. 

È proprio per questo che nella terza edizione di Prender-si cura, insieme a Piersandra Di Matteo e Riccardo Fazi, è nata l’idea di Sponda. Con il tempo la questione drammaturgica ci è sembrata sempre più stringente e grazie alla presenza di Piersandra e Riccardo le domande che ci stavamo ponendo hanno assunto nuova forma e aperto nuove “sponde” possibili al processo in atto. Dare la possibilità ad alcune delle artiste e degli artisti ospitati di incontri ulteriori di approfondimento, focalizzati sul processo di lavoro è stata una possibilità preziosa, proprio nell’ottica del ripensamento dell’oggetto “residenza artistica” sviluppato in un’istituzione museale.  

 

Paola Granato e Ilaria Mancia 

  


  

SPONDA: un po’ diario, un po’ piccolo manuale 

 

Cosa è la drammaturgia? 

È stato a partire da questa domanda e dal desiderio di condividerla con chi, a livello internazionale, identifica la sua funzione con quella del/della dramaturg che nel biennio 2019/2020 ho curato le due prime edizioni nazionali del progetto Les Cliniques Dramaturgiques. Il progetto, ideato da Jessie Mill, dramaturg e co-direttrice artistica del Festival TransAmériques di Montreal e sviluppato all'interno della cornice del festival Short Theatre con il sostegno di PAV/Fabulamundi Playwriting Europe ruota intorno alla domanda iniziale: cosa è oggi, all'interno del quadro della performance e del teatro contemporaneo la drammaturgia? Quale ruolo, quale funzione si intendono indicare con questo termine? In quali maniere si declina all'interno di tradizioni sociali e produttive diverse? 

Dramaturg provenienti da storie, contesti e esperienze artistiche diverse sono stat_ invitat_ a condividere pratiche, teorie, questioni, strumenti legati alla propria pratica drammaturgica. Les Cliniques si articolano intorno alla creazione di uno spazio-tempo di lavoro condiviso durante il quale i/le dramaturg invitat_ si confrontano sui loro progetti in corso, sulle pratiche individuali e delle scene artistiche, teoriche e politiche dalle quali provengono. Allo stesso tempo, Les Cliniques mette in campo un gesto di apertura e di confronto con la scena artistica locale. La ricerca si apre infatti anche verso l’esterno, attraverso una serie di “consultazioni private”. Le/i dramaturg invitate/i offrono quotidianamente la loro attenzione, il loro ascolto e la loro presenza ad un gruppo di artisti locali di teatro, danza e arti performative, in una serie di incontri “uno a uno” dedicati alla cura dei processi di creazione legati alla drammaturgia e alla scrittura di progetti inediti. È proprio a partire da tali incontri e dalle riflessioni che tali incontri hanno prodotto durante le due edizioni romane de Les Cliniques che, due anni dopo, si è sentito il bisogno di una trasformazione dello stesso. La stessa domanda iniziale, “Cosa è la drammaturgia” era nel frattempo cambiata. Ed è stato proprio a partire da una riformulazione di questa domanda che è nata l'idea di SPONDA. 

A partire dall'autunno scorso, io, Piersandra Di Matteo, Ilaria Mancia e Paola Granato abbiamo iniziato a costruire un percorso condiviso di confronto per capire come far evolvere il progetto de Les Cliniques facendolo dialogare in maniera fertile con Prender-si Cura: il progetto curatoriale di ricerca e produzione artistica del Mattatoio di Roma che da tre anni sta dando linfa vitale al sistema artistico della città attraverso l'immaginazione e la creazione di un luogo di residenza, di sostegno e di visibilità per artist_ provenienti in particolare dal campo delle visual e delle performing arts. Prender-si Cura al suo interno prevede un accompagnamento dialogico e drammaturgico dedicato alle ricerche e creazioni, nella riformulazione stessa del concetto di residenza che viene qui ampliato, reso poroso e vitale grazie al confronto continuo con le artiste, gli artisti e i collettivi ospiti nel periodo di lavoro negli spazi della Pelanda.  

È stato proprio durante uno di questi incontri con le curatrici del Mattatoio che ho sentito il bisogno di riformulare la domanda iniziale. Non più “Cos'è la drammaturgia?” ma “Come si fa la drammaturgia? Come parlarne dal punto di vista delle pratiche?” Queste domande hanno influenzato la forma che ha preso il progetto SPONDA. Si voleva affrontare la questione a partire dalla pratica, ovvero a partire da quella conoscenza incarnata, da quei modi di fare e di parlare di drammaturgia, dal lavorio costante del pensiero e del gesto che gli/le artist_ mettono in campo nel loro processo di creazione. In che modo gli/le artist_ della scena contemporanea italiana si relazionano al concetto di drammaturgia? Quand'è che mettono in campo la funzione drammaturgica all'interno dei loro percorsi di ricerca e/o di produzione? In quale maniera la mia presenza e quella di Piersandra Di Matteo potevano, mettendosi in osservazione, sviluppare un discorso sulla pratica drammaturgica a partire dall'osservazione dei percorsi di lavoro affiancandosi allo stesso tempo all'accompagnamento costante a questi di Paola Granato e Ilaria Mancia? Bisognava far dialogare istanze diverse. La prima, quella dell'offerta: la presenza di dramaturg all'interno di SPONDA doveva innanzitutto essere indirizzata alla possibilità di apertura di un confronto inedito con gli/le artist_ in residenza. Nel parlare della nascita della drammaturgia sperimentale in Europa a partire dal 2003, Myriam Van Imschoot associava all'idea di drammaturgia non tanto un ruolo, quanto una funzione condivisa: “Credo fermamente che non è tanto di drammaturghi che oggi abbiamo bisogno, quando di contesti drammaturgici all'interno dei quali artisti, studiosi, musicisti, light designer etc... possano costruire un dialogo, effimero o duraturo nel tempo, sul lavoro, sui concetti che utilizzano, sulle idee che stanno esplorando.” 

SPONDA è nato proprio da qui, dal desiderio di creare un contesto: inedito, fertile, orizzontale, curioso. 

Nei mesi di febbraio, marzo e aprile 2022, io e Piersandra Di Matteo siamo entrati in contatto con alcune/i artist_ presenti all'interno del progetto Prender-si Cura del Mattatoio. Da un confronto con Ilaria Mancia e Paola Granato abbiamo deciso di concentrarci su alcune delle ricerche artistiche, privilegiando quelle che, in un certo modo, prendevano le mosse più dal campo dell’arte visiva e, in alcuni casi, sviluppate da giovani artisti/e. Il lavoro era strutturato in due tempi. Un primo incontro di “sponda” avveniva tra l'artista e Piersandra Di Matteo all'inizio del periodo di residenza. Un incontro di natura conoscitiva relativo al progetto sul quale l'artista avrebbe lavorato all'interno del periodo di residenza; sulle questioni teoriche e pratiche che il lavoro sollevava, sui dubbi, i desideri, le domande intorno alle quali l'artista stava riflettendo al momento. 

Su cosa stai lavorando in questo momento? Cos'è che ti ha portato a riflettere su queste questioni? Cosa stai leggendo, pensando, guardando, facendo, senza sapere perché lo stai facendo? Cosa vuoi fare durante il periodo di residenza? Cosa non vuoi fare durante il periodo di residenza? 

L'incontro serviva a porre le basi di un confronto che si sarebbe poi sviluppato sul campo in un secondo momento, ovvero durante la residenza stessa. E lì intervenivo io. Ogni artista mi ha ospitato per un'intera giornata di lavoro all'interno del processo di ricerca. Con ognuno di loro la relazione si è sviluppata in maniera diversa, in relazione alle necessità e ai desideri dell'artista stesso. C'è stato chi, come i VEGA si è aperto ad un confronto verbale diretto; chi come Benni Bosetto ha preferito non essere interpellata; chi come F. De Isabella è arrivato ad organizzare un'apertura a un gruppo di invitati/e del lavoro. In generale, la mia posizione era quella del guest, dell'occhio esterno, della persona invitata a condividere uno spazio-tempo di lavoro, durante la quale poter osservare, annotare, registrare le tracce del passaggio degli artisti nello spazio del Mattatoio. La drammaturgia della mia presenza si andava definendo proprio a partire da questo sguardo silenzioso; da un passo indietro, da una leggera sparizione. La pratica drammaturgica, d'altronde, ha a che fare proprio con questo: osservare cosa accade in studio o in sala prove, annotare le qualità che emergono da situazioni o materiali, esplorando il loro potenziale per l'immaginazione e per il pensiero. Annotare. 

 

                                                     Un senso distribuito di drammaturgia 

           una responsabilità condivisa                  guardare, identificare, parlare 

scoprire invece di spiegare            performare il silenzio e l'attenzione         

        phantasmal archaeology                                 la drammaturgia si posiziona tra il contenuto e   

                                                                                la forma? 

Entro quale cornice metti il tuo lavoro? 

          Quali le frontiere che scegli di non oltrepassare?  

                                                                                                                  SINCRONICITA' 

essere capaci di mettere in dubbio, con gentilezza, le intuizioni dell'altro 

L'importanza di quando dire, non solo di cosa dire.             Tenere conto della fragilità 

Se la combinazione degli elementi sembra giusta, segui l'intuizione. Fidati. Fidarsi. 

                La solitudine dell'artista. 

                                                           Non nominare le cose può essere una strategia molto utile 

Ascoltare é fare domande.              

                                            (Elogio del rischio – Anne Dufourmantelle) 

Scegliere il rischio come strategia di lavoro. Il rischio determina il futuro, ma riscrive anche il passato.                         

                   Provare ogni tanto a mettere sulla tavola un elemento che nessuno dei presenti sa         

                   maneggiare. 

                                              Il rischio è un dato di partenza? Il rischio è un privilegio? 

 

Rivedere lo schema di feedback del DASArt:               

  1. gossip 
  1. What really functioned was... 
  1. From my position as... I think this could be a solution: 

  

Guardare non è un gesto né semplice, né neutro: ha a che fare con la fascinazione, l'affetto, le aspettative, le abitudini, le fantasie di chi guarda e di chi è guardato e, proprio in questa osservazione reciproca, risiede il primo gesto di ogni drammaturgia. A partire da questa posizione paziente di osservatore e, allo stesso tempo, di persona che non sa, finivo per abitare genuinamente un fertile stato di non-conoscenza rispetto a ciò che osservavo; uno stato che poi finivo per condividere con gli/le artist_ all'interno di uno scambio aperto al non-familiare, al non-conosciuto e, soprattutto, al non-necessario. E' difficile tradurre in forma verbale, quello che credo sia stato il cuore di questo processo: la creazione di uno spazio di scoperta reciproco e condiviso che da una parte mi permetteva di osservare e scoprire come la funzione drammaturgica veniva messa in campo nelle pratiche degli/delle artist_; e dall'altra poteva provocare negli/nelle stess_, in maniere fragili, sottili e forse in alcuni casi nemmeno percepite un'estraneità di sguardo nei confronto del loro stesso lavoro che poteva contribuire a farlo ulteriormente avanzare. 
 
Riccardo Fazi

 

Sponda è stato con: Anouk Chambaz, VEGA, Benni Bosetto, F. De Isabella 

 

parte di

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Gli appunti in forma di diario raccolti qui raccontano il percorso fatto con le artiste e gli artisti del progetto Prender-si cura, un ciclo di residenze artistiche e produttive realizzate a La Pelanda, nel Mattatoio di Roma.
Padiglione 9B, Performer: Prinz Gholam
13 luglio, ore 12-13
SOLO SU INVITO
13 luglio, ore 12-13
13 luglio, ore 12-13