Panorama

Chiara Bersani, artista e performer
Mauro Danesi, curatore e creative producer

Photo by Ryoji Iwata on Unsplash


Chiara Bersani dialoga con Mauro Danesi


Che delusione scoprire che la parola PANORAMA racconta qualcosa di artificiale.
 
Io credevo avesse a che fare con la natura, il paesaggio, la contemplazione. Con quei binocoli a gettoni in cima alle colline.
 
Invece, dice Treccani, è il nome dato a una figurazione paesistica dipinta sulla faccia interna di una superficie cilindrica, in modo che l’osservatore posto al centro di essa, e in posizione leggermente rialzata, abbia l’illusione, rafforzata mediante l’ausilio di luci adatte e di elementi plastici disposti sul pavimento, di trovarsi circondato da un paesaggio vero
 
Tutto finto, devi stare fermo in quel punto preciso se vuoi credere che sia vero. Se appena ti sposti, se azzardi un passo, esci dall’ inquadratura e crolla tutto.
 
Alla fine, PANORAMA è una parola di plastica.
 
Io da tempo la notte non dormo più. Sogno che i denti mi esplodono in bocca, sento la lingua impastarsi di frammenti di dentina. Banchetto su cadaveri, vengo cannibalizzata da amic*.
 
Io credo di soffrire della SINDROME DI PANORAMA. Ancora non l’ho ben concettualizzata ma credo riguardi la scoperta di non aver capito molto del mondo e delle persone che lo vivono.
 
Mentre qualcuno gridava alla rinascita, lanciava slogan di presunte prese di coscienza, a me veniva chiesto di capire che è normale salvare il più forte in piena pandemia. Mi veniva suggerito di essere meno idealista, più concreta. Di accettare e giustificare che l’ambulanza non poteva proprio andare a prendere quel paziente malato di SLA. Era tempo per me di maturare. Sì, belle le cose che scrivevo, ma la realtà è un'altra.
 
Da Paesaggio a PANORAMA il passo è stato breve.
E ora? Come ce ne facciamo di questa scoperta?
 

Chiara Bersani, artista e performer
 

 
 
Pontenure, 15 Giugno 2020
 
Ricordo improvviso. Banco del liceo, le mie mani sudaticce reggono il Fu Mattia Pascal di Pirandello mentre leggo il passaggio in cui ci si chiede cosa succederebbe alle marionette di una baracca se il cielo di carta, il loro panorama, improvvisamente si bucasse. La marionetta di Oreste non saprebbe più che fare “rimarrebbe terribilmente sconcertato da quel buco nel cielo”.
Il disincanto bruciante del capire che non avevamo capito, che ci eravamo illus_.
 
Lo squarcio è nel petto, non solo nel cielo e c’è della rabbia che ribolle.
 
Cosa ce ne facciamo Chiara? Quello che so è che il buco nel cielo di carta lo stiamo vedendo insieme, ora sappiam
o che siamo marionette in una baracca.
 
Siamo arrabbiate, ma ora intravediamo qualcosa oltre il panorama/gabbia e possiamo mostrarlo ad altre marionette come noi. Dobbiamo farlo, ne abbiamo responsabilità.
 
Forse Insieme possiamo provare a tagliare i fili, imparare a camminare senza.
Voglio sentire la pelle e imparare una nuova alleanza. Proviamo.
 
Bergamo, 21 giugno 2020
 

Mauro Danesi, curatore e creative producer
 

 


 
 

Chiara Bersani (classe 1984) è un artista italiana attiva negli ambiti delle arti visive e performative. Il suo percorso formativo si svolge prevalentemente nel campo della ricerca teatrale con contaminazioni dalla danza contemporanea e dalla Performing Art. In qualità di attrice / performer ha collaborato con importanti realtà della scena contemporanea europea tra cui Lenz Rifrazioni (IT), Alessandro Sciarroni / Corpoceleste_C.C.00 (IT), La Tristura (E), Rodrigo Garcia (E), Jérôme Bel (FR), Babilonia Teatri (IT).
Avvia nel 2016 un progetto di co-creazione con il coreografo Marco D’Agostin basato sulla rispettiva vicinanza politica, etica e artistica. La prima creazione, The Olympic Games viene supportata a livello internazionale con la co-produzione tra K3 | Kampnaghel (Hamburg) e il progetto europeo BeSpeectACTive!
Il percorso con D’Agostin continua attraverso l’opera in fieri FORMAZIONI.
La sua prima opera autoriale coreografica, Family Tree, ha ricevuto diversi riconoscimenti nazionali tra cui il premio Prospettiva Danza 2011 e l’inserimento della pièce all’interno di NID Paltform 2014. Affetta da una forma medio-grave di Osteogenesi Imperfetta si interessa al significato politico dei corpi avviando nel 2013 un progetto di ricerca articolato in tre esperimenti performativi che verranno presentati al pubblico tra l’Agosto 2015 e il settembre 2016: Tell Me More (performance con un coro di 8 voci maschili), Miracle Blade (movie con una famiglia disfunzionale) e Goodnight Peeping Tom (performance con un giovane uomo, una giovane donna, una persona disabile, una porno attrice, un transgender ).
Attualmente sta lavorando al suo primo assolo Gentle Unicorn ed è tra le borsiste della Scuola di Alta Formazione in Sceneggiatura per il Cinema FARE CINEMA diretta dal regista Marco Bellocchio.

 
Mauro Danesi è curatore e creative producer
È nato a Bergamo il 6 luglio 1982 ed è esperto di progettazione Culturale, laureato in Scienze e Tecniche Psicologiche delle relazioni interpersonali e delle organizzazioni sociali (Università degli studi di Bergamo), ha seguito nella stessa facoltà il Corso di Perfezionamento post Lauream: Gestione delle risorse economiche, organizzative e sociali per il Terzo Settore.
Ha lavorato al 2009 al 2017 all’interno del Teatro tascabile di Bergamo come attore e collaboratore nei progetti culturali. Nel 2014 è fondatore del Festival queer e multidisciplinare ORLANDO, che prende il nome dall’omonimo romanzo di Virginia Woolf e riflette su come le differenze (siano esse culturali, di genere, abilità, provenienza geografica, di orientamento affettivo) siano indispensabili per la costituzione di una identità culturale, plurale, viva e in trasformazione costante.
Dal 2014 ad oggi cura la direzione artistica del Festival e dal 2019 affianca a questo il lavoro di creative producer per la coreografa e danzatrice Silvia Gribaudi.